Uscire dalla Zona di Comfort
…quando è si tratta del top management
Tutti abbiamo sentito la frase: “il capo è solo”. Molti amministratori delegati, direttori generali, direttori di business non hanno nessuno che li confronti, sfidi e che li sproni. La chance di lavorare con un coach dedicato per chi è al vertice di un’organizzazione è un’opportunità unica.
Ho recentemente condotto un “viaggio trasformazionale” con un responsabile aziendale.
È entrato nel ruolo di amministratore delegato in una organizzazione dove la cultura vigente aveva consentito a responsabili “tossici” di progredire. La sua missione è quella dunque di cambiare la cultura dell’organizzazione. È stato un percorso sorprendente per lui e per me, durante il quale ci sono stati alcuni snodi cruciali per la sua incrementata consapevolezza e missione verso il successo.
All’inizio della nostra partnership ha riconosciuto di essere un leader relazionale che costruisce sulle relazioni positive che ha intessuto con i suoi diretti riporti.
Abbiamo esplorato dove il suo stile di leadership per lui funziona e dove gli si ritorce contro. Dopo aver completato un Assessment a 360-gradi, ha scoperto che le persone trovavano facile seguirlo e supportare la sua visione perché era così “affabile”.
Dall’altro lato ha anche scoperto come molti dei suoi manager lo vedevano mettere spesso le questioni importanti sotto il tappeto. Ad esempio un suo manager ha riportato che stava facendo un doppio lavoro, ricoprendo anche una posizione scoperta. Dopo aver espresso all’amministratore delegato il suo livello di difficoltà e stress, la posizione è stata tagliata, per non pesare sul manager.
La Zona di Comfort
Durante una sessione, il top manager ha condiviso con me la pressione che sentiva e l’urgenza di affrontare un problema con un manager, suo collaboratore, che stava generando divisioni e conflitti nel suo team. Dopo diversa elaborazione sul caso, ha concluso che doveva intervenire con quel collaboratore. Ho allora riepilogato: “Quindi Lei pensa che deve intervenire con quel manager?” Mi ha risposto: “Vorrei che ci fosse Lei ad incontrarlo e a discutere il problema”.
Devo ammettere che la risposta è stata disarmante. Avevamo sviluppato una relazione sufficientemente forte per cui mi sentivo a mio agio nello sfidarlo. Lo ho incoraggiato a parlare con quel manager e a ristabilire alcune aspettative e sviluppare un piano perché quel manager potesse avere successo da lì in avanti.
Avevamo anche condotto qualche role play per prepararsi a quella conversazione cruciale. E così abbiamo proseguito per alcune sessioni.
Quando si è avvicinato il momento di confrontarsi con quel manager, di nuovo mi ha chiesto di farlo io per lui.
Più lo spingevo, maggiore era la sua resistenza.
Nel non affrontare quel collaboratore e quella situazione, il top manager perdeva la sua credibilità, che, come qualcuno ha detto, è la valuta di un leader. Con quella valuta è solvibile. Senza, va in bancarotta
La svolta
Questa affermazione ha trasformato le cose. Il top manager aveva colto il punto e si era accesa la luce.
Da quel momento il responsabile aziendale ha iniziato un percorso di apprendimento su come avrebbe potuto continuare ad essere un leader relazionale mentre al contempo avrebbe affrontato persone su situazioni inaccettabili.
Ho potuto osservare il suo cambio di paradigma: dopo aver visualizzato come affrontare gli altri, questo confronto e feedback negativo aveva il significato che si prendeva talmente cura delle persone da aiutarle a cambiare le cose.
Un giorno mi ha chiamata per ringraziarmi per averlo spinto fuori dalla sua zona di comfort.
Aggiungendo che aveva capito che essere l’amico di tutti feriva, più che essergli di aiuto nel suo ruolo e che quello era stato un momento cruciale per lui. Mi ha anche detto che ha utilizzato quanto appreso nelle sessioni di coaching per condurre quella conversazione con il suo manager da “correggere”. Gli aveva presentato il piano d’azione per migliorare i suoi comportamenti e stava già vedendo alcuni positivi cambiamenti.
Spingere il coachee fuori dalla zona di comfort è decisivo per un coach. Che consente di aiutarlo ad andare da dove è a dove ha bisogno di andare.
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