SMART WORKING
Perché parlare di Welfare e di Smart working?
A distanza di un anno e mezzo dalla legge 81/2017 che lo ha introdotto come possibilità, quanto è diffuso lo smart working e che risultati sta contribuendo a persone e aziende? Ci sono casi rispetto ai quali confrontarci?
Sono state le domande di apertura dell’evento promosso da Niederdorf Italia il 27 febbraio 2019 ospitati dalla società Office Automation, operatore per il Digital workplace.
Strategia HR
La sfida per le direzioni Risorse Umane e Aziendali pare essere sempre maggiormente legata alla capacità di rendersi attrattivi, di farsi dire di sì da chi si vuole inserire e poi di riuscire a creare le condizioni affinché le persone restino nel tempo.
Il dato che ha condiviso con me un direttore HR di una grande impresa multinazionale con prodotti ad alto valore aggiunto è drammatico: lo scorso anno hanno collezionato 23 no a offerte di lavoro nelle diverse aree funzionali aziendali.
Molte altre evidenze di questo tipo le vediamo caratterizzare quasi ogni selezione.
Dall’altra parte continua la ricerca di efficienza, di fare di più e meglio, controllando i costi.
E poi c’è il fattore generazionale di cui tenere conto e l’evidente cambiamento delle ragioni che tengono legate le persone al lavoro e alle imprese.
La ricerca di un maggior equilibrio fra vita e lavoro, di maggior tempo libero per coltivare le proprie passioni, la ricerca del benessere sono istanze che obbligano le aziende a riprogettare la propria organizzazione.
Qui sia la legislazione sia la tecnologia stanno offrendo alle imprese nuove opportunità per dare qualche risposta quanto all’attrattività, alla produttività e alle esigenze delle generazioni.
L’osservatorio
I dati dell’Osservatorio compiuto fra gennaio e febbraio 2019 su 54 aziende, condiviso durante l’evento, mostrano come la modalità di lavoro “agile” appaiono essere accolti ancora parzialmente dalle imprese con un 56% che non lo ha implementato né ne ha l’intenzione.
Le ragioni per lo scetticismo rispetto a questa possibilità diversa di lavoro sono riconducibili a:
- Non sanno il motivo per cui adottarlo e non sono a conoscenza di cosa sia lo smart working (11%)
- Non è tra le priorità Sarà un progetto del prossimo futuro, dobbiamo prima lavorare sul cambio generazionale in azienda/ Al momento non è stata necessaria (12%)
- Per difficoltà nell’organizzazione (azienda arretrata – mentalità obsoleta – gestione familiare – staticità – turnazioni rigide, non volontà di flessibilità nemmeno per impiegati e quadri – mancanza di mentalità innovativa in grado di comprendere questa opportunità – Perché non ci si interessa alle condizioni di lavoro dei dipendenti) (15%)
- Non in linea con il tipo di produzione/attività che richiede la presenza fisica del tecnico o dell’operatore negli orari di apertura del cliente/ I prossimi collaboratori saranno in outsourcing
- Costo alto
- Per il basso numero di dipendenti, non ha ancora senso. /Dimensioni e Settore merceologico (5%)
L’area commerciale seguita da quella amministrativo-finanziaria, la direzione HR e Generale sono le funzioni cui si apre più frequentemente il lavoro in smart working.
E sono i collaboratori nella fascia fra i 31 e i 40 anni, seguita da quelli dai 41 ai 50 cui più frequentemente viene rivolta questa possibilità.
Vantaggi e Svantaggi
Quali sono i principali vantaggi che l’azienda riconosce all’adozione dello Smart working?
Viene menzionata la motivazione del collaboratore e il loro benessere e «Avere a disposizione risorse e competenze, cui si dovrebbe rinunciare imponendo sempre la presenza fisica in sede aziendale».
Contribuisce all’attrattività del brand, retention, fidelizzazione dei dipendenti, clima più positivo, aumento produttività, aumento accountability.
La flessibilità degli orari e del luogo favoriscono la responsabilizzazione e l’autonomia nei collaboratori, maggiore velocità nello svolgimento delle attività, più efficienza oltre all’ottimizzazione degli spazi lavorativi.
Dal canto loro, i collaboratori riconoscono al lavoro in smartworking:
- Aumentata produttività, maggiore conciliazione vita lavorativa-privata, migliore clima, migliore collaborazione con i colleghi
- No pendolarismo, riduzione degli spostamenti e bilanciamento personale-professionale e maggior tempo libero
- Più velocità nello svolgimento delle mansioni
- Flessibilità e focus su task ad alta concentrazione, quali ad esempio analisi, ricerca, ecc.
Quanto agli svantaggi sono state menzionate dalle imprese:
- Assenza fisica in riunioni/meeting d’emergenza
- Scarso controllo attività effettiva del dipendente/ necessità di monitoraggio
- Investimento su sistemi informatici che permettano il lavoro da remoto.
- Coinvolgere le persone in corsi di aggiornamento
- Diminuzione della capacità di lavorare in gruppo, non si fa squadra.
I collaboratori, fra i possibili svantaggi, vedono l’isolamento sociale, dovuto alla mancanza dei colleghi, non poter fare squadra, una maggiore difficoltà di pianificazione del lavoro con altri oltre a dover autonomamente fronteggiare problemi tecnici.
Fra i rischi dello smart working vedono il lavoro non stop oppure il dover lavorare con strumenti di lavoro obsoleti (per spendere poco) oppure il dover utilizzare propri strumenti per svolgere l’attività lavorativa. Più faticoso risulta l’essere sempre aggiornati e «Concentrare impegni in ufficio in pochi giorni, passando molte ore in riunione nei giorni di presenza in ufficio.»
Commenti
Interessanti sono un paio di commenti finali raccolti fra i collaboratori rispetto allo Smart working:
- Da quando attuo lo smart working la qualità della vita è decisamente migliorata. Posso conciliare impegni familiari con quelli lavorativi, praticare sport e organizzare con più facilità i miei impegni senza concentrarli nel weekend.
- La produttività aumenta così come il senso di responsabilità. Il fatto di dover rinunciare a questa forma di lavoro potrebbe condizionare un’eventuale scelta di nuove opportunità lavorative. In altre parole, farei fatica a tornare indietro lavorando 5 giorni in ufficio anziché i 3 attuali.
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