Svolte nella Carriera
Intervista alla career coach, dott.ssa Tatiana Vanzo
Racconti ed esperienze.
Un quarantatreenne, responsabile commerciale, ad un certo punto della sua carriera si ritrova a riflettere sul futuro. “Sì in fondo non era andata male fino a questo momento”, si era detto, ma il solo pensiero lo ha interpretato come un segnale.
Dopo tanti anni nella stessa organizzazione, il lavoro era diventato ormai solo “la solita routine!”. Forse era giunto il momento di pensare ad un cambiamento? Era un rischio che voleva e poteva prendersi?
Non sapeva davvero come uscire da quell’impasse.
“Aveva preso contatto con me”, riferisce la dott.ssa Vanzo, “in un momento di grande incertezza”.
Come si è potuto sbrogliare quella matassa ingarbugliata?
“Abbiamo lavorato insieme su COME mettere a fuoco le aspettative ed estrarre il suo obiettivo partendo dall’analisi del ruolo attuale”, dice la coach.
Rendere chiara la situazione attuale è stato un altro passaggio chiave: se non si ha chiaro da dove si parte, è ancor più faticoso poter immaginare un traguardo.
“Provare ad “immaginarsi” lo Step successivo, lo ha aiutato a definire meglio i contorni!”
Fare chiarezza sugli strumenti a disposizione, valorizzandoli, è stato un altro momento decisivo per identificare le possibilità e le priorità.
C’è poi stato un costante invito all’azione, a mettersi in moto, come ad esempio: provare a sostenere qualche colloquio di lavoro per ottenerne un feedback e consolidare la propria idea.
Quel responsabile in cerca di un cambiamento, cosa ha trovato in quel percorso di career coaching?
La dott.ssa Vanzo menziona come la persona avesse sottolineato che la sua necessità era quella di potersi rivolgere ad un “terzo” che lo aiutasse a trovare le sue risposte in un momento critico.
In altri casi, aggiunge, le persone hanno trovato supporto per il lavoro sul loro network, ai fini di operare un cambiamento, altri sull’ottenere un feedback e/o una revisione del loro curriculum vitae.
In quel percorso di career coaching come si è riusciti a superare le fasi più critiche?
Molto utili si sono rivelati gli stimoli costanti nel tempo e il dare corso ad azioni concrete.
Come ha affermato quel manager: era stato per lui decisivo trovare ascolto e un momento di confronto su cosa avrebbe potuto fare di diverso!
Fasi critiche.
In un altro caso recente, aggiunge la dott.ssa Vanzo, la fase critica era la situazione nebulosa in cui la persona si trovava, incatenata nel momento presente, che gli provocava frustrazione e difficoltà nel mettere a fuoco gli step successivi.
Appariva scarsamente confidente sulle sue effettive potenzialità, traducendosi in insicurezza. In quei casi lo sforzo è stato orientato a creare consapevolezza sui punti di forza, in quel momento “nascosti” e inoltre offrire un metodo per lavorare sui rapporti con i colleghi o con il capo.
Cosa ha fatto la differenza in quei percorsi di career coaching?
“Non abbandonare la persona!”. Mantenere alta la sua responsabilità rispetto ai suoi compiti, in modo indipendente e autonomo.
Quali sono i risultati che le persone ottengono da un percorso di career coaching?
Si ha la misura del risultato quando la persona cambia volto, da cupo, insicuro, incerto, emerge un sorriso, brillano gli occhi, ritorna l’energia perché la persona ha visualizzato il suo obiettivo e le sue possibilità.
Dopo un percorso di coaching, le persone hanno acquisito un metodo e continuano a lavorare in quella direzione, esercitandosi costantemente co nuovi obiettivi più sfidanti.
In alcuni casi la persona si spinge a compiere uno step in avanti nella sua attuale organizzazione, in altri casi genera un cambiamento di carriera, di funzione, anche addirittura di settore.
Spesso sono evoluzioni che richiedono del tempo. Ciò che è importante è rivedere la persona a distanza di qualche tempo, dal termine del percorso, per verificare gli obiettivi raggiunti in autonomia.
Un coachee, ha recentemente affermato: “Lei, mi ha tenuto attivo e stimolato nel raggiungere il mio vero traguardo”.
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