a cura di Valeria Salvatico
Abbiamo 10 ore per trasformare un buon manager in un buon leader. Messa così la sfida sembra davvero insormontabile.
Ma ci basta spostare il focus per trovare la via: non dobbiamo cambiare nessuno, non è questo il nostro mestiere; il nostro compito è invece quello di accompagnare una persona, preparata e competente, in un percorso di scoperta delle proprie capacità, per metterla in condizione di indirizzare i propri comportamenti verso l’obiettivo desiderato.
Ecco, adesso possiamo partire davvero con il piede giusto.
Pensiamo subito ad un percorso di Personal Training, una metodologia che alterna attività di coaching e brevi pillole formative individuali. In questo modo possiamo contemporaneamente:
- colmare eventuali gap formativi, allineando la persona rispetto al modello di leadership che desidera perseguire;
- accompagnare la persona per un pezzo di strada, aiutandola a mettere a fuoco e consolidare i comportanti che meglio funzionano.
Nel nostro caso il modello di leadership che si desiderava consolidare era quello del “capo-coach” cioè di un “capo” che spenda la propria leadership per la crescita dei collaboratori:
- valorizzando le loro peculiarità individuali;
- lasciando loro spazio per esprimersi e per sbagliare;
- spingendoli ogni giorno a non accontentarsi ma a tirare fuori il meglio di sé.
Questo modello ci ha trovato totalmente allineati con la committenza perché lo riteniamo pienamente coerente con il concetto di leadership diffusa che vede la crescita degli individui quale fattore di successo strategico per la sopravvivenza delle imprese nell’epoca 4.0.
Il percorso ha preso avvio, dopo un assessment preliminare, con una sessione conoscitiva ed esplorativa in cui partecipante e personal trainer si sono potuti confrontare esplicitando: desideri, obiettivi e curiosità. Durante questa prima sessione il partecipante ha definito la propria sfida professionale cioè quel meta-obiettivo che avrebbe guidato i suoi sforzi e orientato le sue decisioni durante il percorso.
Durante le successive sessioni abbiamo alternato una serie di strumenti più razionali, come ad esempio una check-list per la raccolta ed osservazione dei propri comportamenti manageriali, a modalità più evocative, che attingono dal mondo del coaching narrativo, quali ad esempio brevi letture, spezzoni di film, metafore. Tale alternanza è stata studiata per sollecitare il partecipante ad analizzare, sperimentare, consolidare i comportamenti più funzionali e coerenti con il modello “capo-coach”.
L’ultima sessione è stata dedicata a consolidare e creare un ponte verso la quotidianità, si sono pertanto definite le azioni concrete che il partecipante avrebbe perseguito, nel day by day, per mettere a terra le consapevolezze acquisite.
Dopo 3 intensi mesi di lavoro possiamo dire di andare fieri dei risultati che abbiamo raggiunto insieme ma, soprattutto, di andare fieri del feedback ricevuto dal nostro partecipante:
“È stato molto naturale seguire il mio coach in questo percorso perché non ci sono mai state forzature o dogmi a cui aderire ma sempre concetti condivisi e ben supportati. Quindi il farsi coinvolgere, chiedere, portare i miei esempi è stato semplice e di grande soddisfazione. Ho imparato molto anche osservando il modo di gestire i colloqui del mio coach: mai invasivo, in ascolto attivo ma sempre senza perdere la rotta.”
Che dire. Grazie.
Un’ultima nota, ma perché Personal Training? Perché come in “palestra”?:
- Lavoriamo sull’empowerment individuale
- Potenziando i comportamenti funzionali
- Coadiuvati da esercizi di allenamento
- Senza mai perdere di vista le peculiari caratteristiche di ciascuno
- Ciascun percorso, per portare risultati, richiede impegno e atteggiamento attivo
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