Il Lavoro di Gruppo è davvero un fattore decisivo?
Il lavoro di gruppo è davvero un fattore decisivo per raggiungere i risultati di business?
E’ la domanda che abbiamo posto recentemente su un social network professionale, cui hanno risposto 33 persone. L’analisi dei rispondenti rispetto alla risposta è davvero interessante.
Il primo macro sguardo sulle risposte appare confortante:
- il 42% dei partecipanti mette il lavoro di squadra al primo posto.
- Seguito dal 33% al secondo posto,
- il 12% al terzo posto,
- mentre il 6% lo pone al 4° posto
- come un altro 6% lo pone al quinto.
Trovo molto significativo poi che la percentuale maggiore di chi mette il team work al primo posto lavora in un’azienda di piccole dimensioni. Seguito poi dalla media azienda e dalla grande.
Come a dire: più si è piccoli più il team work è necessario e fondamentale per raggiungere i risultati, mentre, più si cresce in dimensioni, meno determinante pare essere questo “lavorare in gruppo”.
Guardando la cosa dal punto di vista delle funzioni, i più “fanatici” del team work appaiono essere quelli dell’area Vendite, cui seguono i legali: un desiderio di sentirsi meno soli o un’esigenza per ottenere meglio e di più?
Nel nostro sondaggio gli uomini sopravanzano le donne quanto ad adesione al lavoro di gruppo:
- il 63% degli uomini risponde entusiasticamente alla domanda assegnando il primo posto della classifica al lavoro di squadra.
- Solo il 50% delle donne lo considera il fattore più determinante.
Forse sono ancora impegnate a farsi riconoscere le loro competenze e a ricercare riconoscimento personale?
E’ l’analisi dei dati secondo le fasce d’età, quella che offre lo spaccato più interessante:
quelli che con maggior decisione assegnano il più alto valore al lavoro di gruppo come fattore per il raggiungimento degli obiettivi sono quelli fra i 25 e i 34 anni.
Bisogna poi aspettare fino agli over 55 per ritrovare tale affermazione. Anche se il dato raccolto da noi mostra una polarizzazione: 50% degli over 55 dice che il team work è il primo fattore cui si contrappone esattamente un altro 50% che lo mette al quinto posto. I motivati e i delusi? Gli idealisti e gli scettici?
Seguono poi i giovani fra i 18-24 anni e infine quelli fra i 35 e i 54 anni con una distribuzione delle risposte praticamente usando tutti i gradi della scala proposta per le risposte.
Il sondaggio ha anche raccolto un paio di significativi commenti a questi risultati.
Un manager ha osservato che naturalmente in un simile risultato si possono leggere molte cose ma che proprio quest’ultimo raggruppamento dei risultati per età lo aveva fatto sorridere.
Gli over 55 con un loro 50% di team work messo al primo posto pensano che questo sia importante, dimostrando che hanno superato la fase della ricerca dell’indipendenza verso l’interdipendenza, verso l’aver bisogno degli altri.
Quanto a quelli nella fascia 25-34 years, pare che abbiano appena imparato la loro lezione: “da solo non posso ottenere nulla”, mentre i tipi individualisti 35-54enni (“tirati su le maniche”) stanno in qualche modo ancora pensando che ce la possono fare …. forse questo accade sulla base di qualche brutta esperienza nel lavoro in team avuta nel precedente gruppo di età …..
Certamente, commenta il manager, bisognerebbe vedere le aziende e i prodotti con cui queste persone operano, elementi che sicuramente esercitano una influenza su queste risposte.
Un altro responsabile ha aggiunto una nota importante su questo argomento, un elemento centrale, quello della fiducia. Ha affermato che la parola Teamwork, lavoro di team è semplicemente un bel termine vuoto se non è contestualizzato in una organizzazione con una chiara visione condivisa ed un set di principi guida capaci di creare un ambiente di fiducia autentica. E riporta che molti dei suoi manager chiedono più orientamento al lavoro di team, non capendo che il punto non è il team work ma la scarsità di fiducia. E la fiducia è il risultato di competenze riconosciute e comportamenti agiti.
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