La NETIQUETTE
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Nel colloquio di selezione
La Netiquette:
Il termine netiquette nasce dall’unione di un termine inglese network (=rete), con uno francese étiquette (=buona educazione). È un insieme di regole informali che disciplinano il buon comportamento di un utente sul web, specie nel rapportarsi con gli altri utenti, attraverso tecnologie a distanza.
Il mancato rispetto della netiquette comporta una generale disapprovazione da parte degli altri utenti della Rete, solitamente seguita da un isolamento del soggetto “maleducato“.
In realtà il concetto di netiquette, grazie alle sue sfaccettature e contenuti, è un termine che si evoluto lentamente con il passare del tempo e si è imposto in maniera considerevole soprattutto nell’ultimo periodo di pandemia, durante la quale quasi ogni colloquio è stato condotto online, a distanza, grazie al supporto della tecnologia.
Quale nuova “etichetta” richiede ora la conduzione di una job interview a distanza?
Per le job interviews in realtà si tratta di un usuale webcall, se non fosse che tale contatto avviene anche con persone a noi vicine (in termini geografici) o con figure che avremmo preferito incontrare in presenza per riuscire ad entrare maggiormente in relazione.
Un aspetto che caratterizza l’inizio di ogni webcall è lo scambio di convenevoli:
- Come sta?
- Nel suo ufficio come procede?
- Come sta andando il lavoro in smartworking?
- Quali nuove modalità di lavoro e organizzative avete introddot in azienda?
Queste formule ci danno modo anche di sondare e raccogliere informazioni utili, sulle quali in altri periodi, non ci si sarebbe soffermati, poiché il focus sarebbe direttamente sulla persona e sul suo percorso.
Nei colloqui a distanza si raggiunge un ulteriore equilibrio fra intervistatore e intervistato, posti su un piano alla pari, in condizioni di fatto paritarie.
Se da un lato, non abbiamo più molto tempo da dedicare al luogo fisico nel quale conduciamo il colloquio, rispetto alla disposizione delle sedie, alla luce, ai rumori, alle schede cartacee, dall’altro lato vi sono altrettanti elementi a cui è necessario porre attenzione:
- La qualità della connessione, dell’audio e del video;
- L’illuminazione del volto e del busto della persona;
- Lo sfondo neutro per favorire la concentrazione del candidato;
- L’eliminazione di possibili interruzioni (telefono, altre persone, animali, lavorare contemporaneamente al computer, ecc.);
- Calcolare un tempo adeguato a favorire lo scambio di informazioni necessarie.
Nei colloqui in remoto, si possono ottimizzare i tempi (tempi di incastro di agende, tempi di spostamento) e si può dar libero sfogo alla propria flessibilità.
In questi giorni le agende cambiano in continuazione e riuscire ad incastrare il tutto, rendersi disponibili nel breve tempo o riuscire a dare disponibilità di slot reali sembra essere una grande sfida.
Motivazioni e competenze:
In qualche modo si può testare anche la motivazione della persona, nel riuscire a trovare uno spazio per partecipare a questi incontri online. D’altra parte, il rischio è di trovare persone disponibili a prendere parte al colloquio, anche se non veramente interessate e motivate, giusto per occupare un’ora della loro giornata.
Una grande opportunità nei colloqui a distanza è quella di saper misurare anche le competenze, difficili da sondare in presenza:
- Capacità di esposizione anche di fronte a più interlocutori sincronizzati e a loro volta collegati da postazioni diverse;
- Gestione degli imprevisti (es. difficoltà audio-video)
- Dori relazionali e di interazione, senza l’ausilio del non verbale;
- Doversi raccontare stando immersi in uno spazio più confortevole (casa propria, il proprio ufficio) ma che allo stesso tempo può procurare maggiore stress per la non abitudine di svolgere tali attività in quei luoghi (e con possibili disturbi di fondo);
- La possibilità di interrompere o prendere tempo nella conversazione (anche con altre scuse: non sento, non mi è chiaro, aspetti che provo a richiamarvi, etc.).
Quale è il più grande limite?
Il forte limite è proprio il fatto di non essere in presenza: non siamo ancora del tutto abituati a stare a distanza, abbiamo bisogno di vedere la persona, di poterla misurare anche sul come si muove, su come si presenta, su come reagisce ad un mio movimento… insomma non riusciamo a sostituire la sfera non verbale, a cui spesso non si fa caso, ma a cui la nostra mente si rivolge e spesso elabora anche in modo inconscio.
Se la persona non la posso “toccare con mano”, sembra quasi “esserci ma non esserci”, “la conosco ma non la conosco fino in fondo” e quindi come faccio a dare fiducia ad una persona senza averla potuta “vivere” in prima persona?
Al contempo un/a “candidato/a” non può fare affidamento su una realtà di cui non ha visto “le quattro mura”, gli uffici, le persone che la popolano, il clima che vi si respira.
Un punto centrale a cui i selezionatori pongono attenzione è la ricerca della reale motivazione che spinge la persona ad intraprendere quel colloquio, a partecipare a quella selezione.
Buone pratiche e comportamenti da seguire:
Quanto ai comportamenti, uno dei principali a cui porre attenzione è quello della conduzione del colloquio, evitando che il candidato prenda le redini della conversazione. Come pure dare il giusto peso a quel colloquio, tenendo conto che la job interview è tempo lavorativo e che il professionista/l’azienda/il candidato sta investendo il suo tempo personale, magari anche in orari insoliti.
Non arrivare in ritardo, non far saltare l’appuntamento (“tanto non è un vero incontro”), presentarsi con rigore e con un adeguato abbigliamento, fanno parte dei comportamenti che certamente risulteranno di vantaggio per tutti.
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