Digital Divide in azienda
Il Digital Divide (divario digitale) in azienda può essere riconducibile o alla mancanza di accesso alle tecnologie di comunicazione informatiche (accesso alla rete, password e permessi di accesso, etc.) oppure ad una fruizione parziale dei sistemi che l’azienda mette a disposizione dei collaboratori.
Questo divario ha spesso risvolti di tipo culturale, ed impatti di tipo economico. Può avere diverse sfaccettature e un diverso ordine di “distanza” ma il suo effetto è più che mai determinante.
Spesso il termine Digital Divide viene sostituito da altre espressioni come: digital skill, digital accessibility e media literacy.
Negli ultimi anni si è assistito nelle imprese ad un incremento negli investimenti in tecnologie per facilitare la trasformazione digitale dell’impresa. Le previsioni inoltre indicano che tali investimenti sono destinati ad aumentare.
Come si genera?
L’accesso alle tecnologie informatiche e di comunicazione appare un fattore legato ad aspetti di tipo geografico, territoriale e di settore merceologico ma, rientrano anche elementi come: l’età, il genere, il livello di educazione e le possibilità economiche di base. È dimostrato come, redditi più alti e un grado di educazione superiore corrispondano, nella maggior parte dei casi, a maggiori competenze in campo digitale.
Fra le motivazioni, che portano ad un divario digitale troviamo:
- Assenza di formazione e quindi di competenze specifiche per utilizzare e sfruttare le potenzialità della tecnologia e della rete;
- Poco interesse verso le nuove tecnologie e i nuovi strumenti di comunicazione, probabilmente dovuto ad una scarsa o errata conoscenza di questi strumenti.
Divario digitale ed esclusione
Abbiamo visto come in alcune organizzazioni vi siano persone fortemente resistenti all’adozione di tecnologie, proseguendo le loro attività con modalità “analogiche”.
Penso ad un grande centro medico-sanitario privato dove il sistema di prenotazione e di organizzazione dei servizi viene condotta ancora in modalità cartacea. Ancora, nell’amministrazione di una media impresa manifatturiera le specialiste della contabilità utilizzano tuttora la macchina da scrivere.
Oppure vedasi il caso di una filiale italiana, di un’impresa internazionale, in cui i sales manager, durante il lockdown, non potendo incontrare di persona i clienti, non conducevano alcuna web call.
Laddove vediamo quel divario digitale si genera una evidente e forte divisione tra chi è in grado di utilizzare le tecnologie e chi invece ne è ancora escluso. Tali persone così facendo si allontanano dal poter accedere a opportunità di crescita e diminuiscono il contributo all’impresa.
Oltre a ciò, oggi, ai lavoratori sono richieste competenze digitali sempre più specifiche e queste non sempre possono essere soddisfatte rapidamente ma richiedono formazione, allenamento e tempo.
I maggiori dislivelli sono provocati da variabili come l’età e il titolo di studio. Ad esempio, i giovani e/o coloro che hanno affrontato un percorso di studi superiore sono di norma in possesso delle competenze digitali necessarie.
Per il futuro delle aziende, colmare il divario digitale tra i dipendenti deve essere un passaggio obbligatorio e urgente per l’attività.
Come superare il Digital Divide?
Il divario digitale tra individui della stessa organizzazione genera disimpegno e una sorta di disuguaglianza sociale che si manifesta tra coloro che hanno la possibilità e le competenze per utilizzare le tecnologie e chi invece, per vari motivi, non le possiedono.
Diviene quindi urgente per le imprese realizzare un progetto per superare questa distanza.
Una diffusione delle informazioni riguardo le tecnologie disponibili in azienda, come utilizzarle nei vari processi e una progettazione di modi diversi, attrattivi, per vincere le resistenze può permettere alle imprese di migliorare il clima in azienda.
Oltre a ciò migliora la produttività, la risoluzione dei problemi e il team work che potrebbe consentire di sviluppare nuovi prodotti e/o servizi. Colmare il Digital Divide è dunque un passaggio obbligatorio per il futuro dell’attività.
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