Le parole silenziose
Noi viviamo in una cultura che favorisce l’approccio alla conversazione tipo ping pong: “Tu dici qualcosa e, velocemente, io dico qualcos’altro”. Questo accade quasi senza pause o senza prendere fiato.
Siamo tutti “colpevoli”, tutti formuliamo quello che andremo subito dopo a dire, perfino prima che la persona si fermi dall’esprimerci i suoi pensieri.
E se le parole che non abbiamo detto fossero più potenti delle parole che abbiamo espresso?
Una sfida è dunque quella di imparare a restare a nostro agio restando in silenzio. Allenarci a non temere il silenzio. Quando si diventa abili in questo, la qualità delle nostre conversazioni e interazioni migliorano.
I momenti di silenzio creano l’ambiente ideale per la crescita e la riflessione. Il silenzio è il momento dove avviene la migliore crescita e dove si sviluppano alcuni dei migliori pensieri che andrebbero altrimenti perduti durante il nostro parlare. Senza dover fare troppa fatica, semplicemente mantenendo il silenzio, il nostro interlocutore riesce improvvisamente a visualizzare un altro schema di pensiero. Forse questo è veramente quello di cui i nostri interlocutori hanno bisogno e, quando riusciamo a praticarlo, è quello che ci fa sentire che il nostro tempo assieme è stato messo a frutto bene.
Il silenzio è d’oro!
Costruendo su questa idea, le “parole silenziose” che diciamo a noi stessi sono estremamente potenti. Qualcuno ha detto che noi diventiamo quello che, pensiamo e diciamo a noi stessi.
Allora proviamoci: regaliamo “parole silenziose” ai nostri colleghi, collaboratori, clienti e trasformiamo il silenzio in oro!
Un Libro molto interessante che consigliamo: “What to say when you talk to yourself” di Shad Helmstetter
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